La collezione Primavera / Estate di Donatella Versace è un ritorno alle icone degli anni ’90 ed un omaggio al fratello designer Gianni Versace.

Versace S/S 2018, MFW - Neomag.

Settimana della Moda di Milano Donna S/S 2018… e fin qui nessuna novità. La rassegna settembrina di sfilate, propone i trend delle prossime stagioni, tra l’andirivieni di star, fashion editors, stylist, blogger etc etc. Insomma l’iter canonico dell’arco costituzionale della moda italiana prosegue come da calendario. Fin quando non accade qualcosa di inaspettato: durante la sfilata di Versace Primavera/Estate 2018Cindy Crawford, Carla Bruni, Naomi Campbell, Claudia Schiffer ed Helena Christensen chiudono la passerella. Ed il tempo sembra non essere mai trascorso, anzi, pare che si sia fermato a vent’anni fa. Questo il tributo che Donatella Versace fa al fratello scomparso Gianni, di cui proprio quest’anno ricorre il triste ventennale della sua morte. Un tributo che, oltre a commuovere tutti, ha mandato in visibilio l’editoria online e stampata, oltre ai maggiori social. Tra le file di hashtag, uno solo campeggia su tutti: #VersaceTribute. Da ieri non si fa altro che parlare del ritorno sulle passerelle delle (vere) supermodels, icone di un tempo e icone di una certa moda, di cui Gianni Versace è stato, senza alcun dubbio, indiscusso regista e loro meravigliose ed angeliche interpreti.

Un avvenimento straordinario per i nostalgici del settore che ha sicuramente oscurato la creatività della collezione stessa. Di cui però è necessario, obbligatorio, nei confronti stessi dell’essenza del tributo, farne un accenno.

Insomma, il vero tributo è rappresentata dalla collezione, che vuole essere un resoconto creativo del meglio, che la maison ha collezionato durante gli anni, al cui timone creativo, c’era Gianni Versace.

Gli elementi ci sono tutti: stampe, colori, pelle, Grecia, catene, lurex. Quegli elementi iconici, quei marchi di fabbrica, che hanno reso Versace, ciò che è oggi: un ‘mondo’ fatto di una precisa e riconoscibile estetica che è diventata stile, lo stile di Versace.

Ecco quindi che sfilano in passerella gli abiti volutamente grintosi e iperfemminili degli anni ’80\’90. In un tempo in cui tutti i designer faticano per creare qualcosa di ‘nuovo’, Donatella Versace fa qualcosa che nessuno mai fino ad ora è riuscito a fare: scardinare la sacralità degli archivi della maison, prendere ciò che è stato, trasmutaro su una silhouette contemporanea, e farlo rivivere. Un atto coraggioso e sicuramente denso di paure, come ha affermato la stessa Donatella:

“Ho finalmente avuto il coraggio di entrare negli archivi per celebrare mio fratello Gianni. È stato l’atto più difficile, bello e liberatorio della mia vita. È il mio tributo a lui. È il passo che dovevo fare”.

Ma accantono al glorioso passato, c’è un presente vivo, di cui la designer si fa affettuosa portavoce. Prima dell’iconica uscita finale, infatti hanno sfilato le insta-models rappresentate da Gigi e Bella Hadid con Kendall Jenner. E c’è anche Kaya Gerber, figlia di Cindy Crawford, che arriva in passerella con un abito stampato con copertine di Vogue che ritraggono, guarda un po’, proprio la madre.

“Difficile fare un confronto”, commenta Donatella. “Le prime erano star assolute, inarrivabili, divine. Queste Insta-girls hanno davanti molti anni per diventare come loro, ci vuole tempo, confidenza, non diventi Naomi in due anni. Però mi piace la loro determinazione, sono forti e interessanti, spero riescano in un compito davvero difficile”.

Quella di Donatella Versace non è stata un’opera museale e nostalgica fine a se stessa, ma un operazione fatta di ‘bellezza’ e ‘ricordi’, che hanno fatto sognare un tempo e che potrebbero continuare a farlo. In un mondo, quello della moda, che ultimamente dimentica il passato perché troppo ridondante e pesante, per fare della realtà la nuova estetica (prendiamo il caso di Demna Gvasalia, designer della casa di moda francese Balenciaga).

Insomma, se volevate il ‘caso di stagione‘ (non solo di una, ma di un bel po’), Donatella Versace ve l0 ha servito su di un piatto d’oro. Guardando al passato, ma concretizzandolo nel presente, ha riscritto in passerella il Manifesto della Bellezza.