Vague Atelier è il nome da segnarsi quando stai cercando molto più di un abito da sposa vintage, ma quando vuoi essere accontentato
Per la digital cover di Neomag di giugno cercavamo qualcosa che uscisse fuori dagli schemi. Cercavamo un brand che non producesse solo vestiti, ma che fosse intriso di retaggio culturale, di moda, di ambizioni, di gusto. Abbiamo trovato tutto questo in Vague Atelier che, come si legge dal suo profilo ig
It’s not just a vintage wedding dress.
Fin da subito le proposte raffinate e à la page ci hanno incuriositi e abbiamo avuto modo di conoscere Margherita, proprietaria del brand, per instaurare una splendida collaborazione.
Abbiamo scambiato due chiacchiere con lei per farci raccontare il mondo che si nasconde dietro Vague Atelier.
Parlaci di Vague Atelier. Come nasce questo progetto?
Vague Atelier è un progetto nato a Settembre 2021 e si mostra al pubblico a Gennaio 2022. E’ un e-commerce mirato alla vendita e all’affitto di abiti da sposa vintage. I prodotti sono accuratamente selezionati e offrono una vasta scelta, da abiti vintage sartoriali ad abiti vintage sartoriali firmati.
L’idea prende forma da una grande passione per i capi che posseggono in sé il fascino di altre vite, il sapore di storie passate, il profumo di luoghi mutati.
L’abito da sposa comunemente prende vita e muore nello stesso ed unico giorno. Perchè non dargli la possibilità di vivere anche qualcos’altro? Qualcun altro?I nostri abiti, che selezioniamo e recuperiamo con cura e dedizione, si spogliano di ogni limite e preconcetto ad essi legato e si rivolgono a qualsiasi persona abbia desiderio di indossarlo, ovunque ed in qualunque modo ritenga a sé identificativo.
Vague vive nel desiderio di portare queste creazioni di alta moda sartoriale ad una rinascita, infatti l’obiettivo è proprio quello di scardinare stereotipi e pre concetti legati da sempre alla sua funzione.
Per noi non esistono limiti sull’indossabilità legati al genere, sessualità e orientamento di chi li indossa e di conseguenza non esistono nemmeno contesti più o meno adeguati, bensì solo la volontà della singola persona a farlo vivere e adattare al meglio con la propria identità.
Chi si nasconde dietro il brand?
Le fondatrici sono madre e figlia:
Paola Grappasonni, da sempre appassionata di vintage e da anni si occupa di ricerca e selezione di abiti.
Margherita Cafagna (nata a Roma e laureatasi a Milano all’Accademia di Belle Arti di Brera in Scenografia), anche lei appassionata di vintage grazie all’influenza della madre che sin da piccola la introduce in questa realtà.
Come mai avete scelto proprio questo nome?
Vague è la traduzione in francese di “Onda”. Parliamo di fluidità, di una forma indefinita che varia continuamente senza mai replicarsi in maniera identica. L’onda nasce, si manifesta, si ritira e si ripropone mutata.
La sostanza che la compone rimane la stessa, ma il suo aspetto, la sua figura cambia continuamente.
Come scegliete i vostri vestiti?
Gli abiti vengono scelti in base a due parametri principali e fondamentali:
Le condizioni di deterioramento in cui vengono trovati e la possibilità di recupero, e la manifattura (i tessuti, la forma, la lavorazione, l’eventuale firma, l’epoca a cui può essere riconducibile…).
I Modelli seguono il tuo gusto personale oppure la moda del momento?
Cerchiamo di avere modelli di ogni tipo o genere, dai più eccentrici ai più minimalisti e lineari. L’abito da sposa è comunque un capo unico, non sarebbe giusto ridursi a scegliere dei modelli piuttosto che altri solo perchè dettati da una tendenza.
E’ possibile acquistare le tue creazioni solo online?
Ci stiamo occupando anche dell’allestimento di un atelier fisico, all’interno del quale si potranno misurare tutti i modelli già inseriti sul mercato ed anche quelli ancora inediti. L’atelier sta prendendo vita all’interno di un casale in campagna. Approssimativamente verrà inaugurato in primavera 2023.
Hai mai realizzato un linea di moda tutta tua?
Abbiamo realizzato un paio di modelli, recuperando tessuti ritagliati da abiti da sposa vintage irrecuperabili. Non è stata creata ancora alcuna collezione propria, ma anche questo sarà in futuro un affluente del fiume che piano piano stiamo scavando.
Un consiglio che daresti a giovani creativi?
Il consiglio che darei ai giovani creativi è banalmente quello di sfidare sempre se stessi, le proprie capacità e le proprie idee.
Di avere sempre un occhio ed un orecchio per quelle altrui, poichè “l’altro” è sempre fonte di ispirazione, di apprendimento e di evoluzione. La propria identità va saputa riconoscere ed accogliere esattamente come quella degli altri che sono assolutamente imprescindibili nel quotidiano e nella crescita di una vita: creativamente, individualmente e collettivamente.