Tra gli stilisti, da Vetements a Saint Laurent, c’è un nuovo trend in ogni collezione: quello delle sneakers sporche e consumate
Intorno alla scarpa da ginnastica, la cosiddetta sneakers, aleggia una vera e propria cultura del ‘mantenimento.’ Atleti e rapper curano, in maniera a dir poco maniacale, la pulizia delle loro sneakers, tanto da svilupparsi il proliferarsi di leggende al riguardo. Si dice infatti che Fetty Wap compri un paio di Air Jordan nuove ogni giorno e, che il giocatore di basket, Joe Johnson conservi più di 1000 paia di sneakers in un armadio a cui si accede tramite l’impronta digitale. Insomma, forse non tutti hanno, anzi possono, permettersi queste manie, ma un fatto è certo, l’appassionato di sneakers tiene molto che questa appaia sempre al meglio al proprio piede.
Le sneakers sporche, quelle consumate dal tempo che passa, sono severamente state bannate dalla cultura hypebeast. Quando si entra in possesso di un paio di sneakers iconiche, inconsapevolmente si recita tra se questa una formula quasi da matrimonio: ‘ti terrò pulita finché morte non ci separi‘. E per gli appassionati del genere restare sempre aggiornati sulle varie applicazioni di settore, fare code interminabili per le nuove uscite, richiede una dedizione talmente costante, da escludere ogni possibilità che questa possa perdere negli anni il suo ‘candore’. Sui social impazzano video tutorial su come tenerle pulite, e le scuole di pensiero al riguardo variano a seconda del materiale di cui è composta la scarpa: raccomandano il burro d’arachidi per un finish lucido delle scarpe in materiale sintetico e dentifricio per le macchie più ostinate. Ma se uno stilista decide di mandare in passerella scarpe a dir poco ‘luride‘?
Hedi Slimane ha pensato per Saint Laurent sneakers bianche consunte
Ultimamente pare che la moda sia stata rapita dal fascino dell’imperfetto, e la tendenza ‘dell’eliminazione dell’orpello’ è il mantra di una fetta di stilisti che ha come missione precipua quella di trasformare il quotidiano in couture. D’altronde come ha detto lo stilista giapponese Yohji Yamamoto, ‘essere moderni significa strappar via l’anima da ogni cosa‘.
Recentemente, quindi, diversi designer hanno presentato tra le fila delle loro passerelle, sneakers volutamente sporche. La collaborazione di Raf Simons con Adidas per la collezione F\W 15 proponeva Stan Smith rielaborate e scarabocchiate. Per la S\S 16, Hedi Slimane ha pensato per Saint Laurent sneakers bianche consunte come parte dello scossone dato alla blasonata casa di moda francese. E in una delle sue tante collaborazioni, Vetements ha lavorato con Reebok per creare le InstaPump Fury senza lacci presentate nella collezione primavera/estate 17: una scarpa in pelle bianca coperta di scritte e disegni che ricordano le pareti del bagno di un qualche pub frequentato da gente di malaffare.
Insomma, un po’ come per la storia della borsa proposta da Balenciaga che ricordava quella di Ikea (potete rinfrescarvi la memoria cliccando QUI), guardare il mondo con animo predisposto, apprezzare la semplicità del quotidiano, sta diventando il primario slancio creativo della moda. Questo processo creativo, non nasce dall’inerzia e dalla non ricerca, ma talvolta da necessità più profonde, vincolate alle storie di alcuni dei designer e forse di ognuno di noi, ma questa è un’altra storia.