Caotica, profonda e brillante: The Bear ci mostra un lato del mondo della ristorazione con gli occhi di un giovane chef dal passato doloroso
Nel marasma dei prodotti streaming, c’è una piccola perla che in breve tempo ha catturato il cuore degli spettatori di tutto il mondo. Parliamo di The Bear, serie tv creata da Christopher Storer e distribuita su Disney+ nel 2022, che ci porta tra i fornelli di una paninoteca sgangherata a gestione famigliare in cui Carmen “Carmy” Berzatto, un giovane chef di Chicago, tenterà di tenere a galla la baracca.
Amore per la cucina, ambizione, famiglia e il trauma del lutto sono gli ingredienti essenziali che compongono questo squisito piatto televisivo, in cui la scrittura, la regia curatissima e un eccellente cast fanno da contorno e rendono la serie una delle migliori degli ultimi anni.
Ti abbiamo fatto venire l’acquolina? Conosciamo meglio i personaggi!
Chi è l’Orso?
La serie si apre con il sogno di Carmen (Jeremy Allen White), paralizzato di fronte a un grande orso bruno dal pelo folto. Come in Moby Dick il gigantesco animale ci appare subito come metafora di qualcosa di interiore al protagonista, di un grosso mostro da affrontare.
L’orso è Michael (Jon Bernthal), il fratello maggiore di Carmen morto suicida ma sempre presente nella serie come lo spettro del fallimento, della solitudine di un uomo complesso.
Dopo aver lavorato nei migliori ristoranti d’Europa, Carmy decide di tornare a Chicago per prendere in mano The Beef, il locale di famiglia subissato dai debiti e dalla sfortuna e affrontare il trauma della perdita e trovare il modo per rimetterlo in piedi.
Con svolte narrative frammentate e caotiche, la storia di Carmen si mescola a un racconto corale in cui gravitano dei personaggi bislacchi e chiassosi, uniti dall’affetto per il protagonista e dall’amore per la cucina.
Una brigata di famiglia
C’è Richie (Ebon Moss-Bachrach), amico storico del fratello di Carmy, burbero e arrogante che sbraita per tenere il locale esattamente com’era; Sydney (Ayo Edebiri), la nuova stagista, una giovane sous-chef ambiziosa e talentuosa che diventerà in breve tempo la spalla destra di Carmen e un’amica con cui condividere sapori e disgrazie.
Ma ogni grande chef ha bisogno di un team solido ed efficiente: Tina, Ebra e Marcus, sono più di un’equipe, sono una seconda famiglia che lotta al fianco del protagonista, scoprendo a loro volta il proprio valore e imparando a sognare come Carmen un futuro più soddisfacente.
Yes, chef! L’armonia del gruppo è ribadita continuamente da una formula che rende tutti uguali, parti integranti di un meccanismo che non può funzionare senza il contributo di ognuno. La passione di ciascuno diventa la via di liberazione dal trauma, la ricerca di una rivincita sociale, di dimostrazione delle proprie capacità che li guida nel coronamento di un sogno. Un sogno che comincia dalla cucina.
Il cibo come metafora del dolore
Co-protagonista di The Bear è naturalmente il cibo: le fantastiche scene di preparazione dei piatti fanno parte della narrazione e accompagnano i personaggi nel loro percorso di formazione.
Si tratta di piatti stellati così come di panini grassi e succulenti, ma gli alimenti non sono mai estetizzati in quanto tali, resi appetitosi dalla fotografia come nei migliori show di cucina. Il cibo è utilizzato come metafora di uno stato psicologico, di un dolore represso che si sprigiona nell’assemblaggio degli ingredienti di cui noi possiamo osservare solo la superficie.
La regia e il montaggio in questo senso giocano un ruolo importante: stimolano la nostra attenzione e ci mostrano ciò che è essenziale per comprendere la psicologia dei personaggi. Vediamo in che modo.
Il montaggio cinematografico
In un’epoca in cui la serialità è il nuovo cinema e le produzioni seriali prolificano a dispetto dei film, non ci stupisce che sempre più prodotti televisivi abbiano una regia cinematografica.
The Bear è una di queste: le inquadrature, la posizione della macchina da presa e una fotografia sempre più curata, compongono delle immagini splendide che rendono il racconto uno spettacolo per gli occhi. Ma il comparto che merita più attenzione è sicuramente il montaggio: le urla, gli incidenti in cucina, i tagli del coltello, il campanello degli ordini, dettano i tempi degli episodi, alternando a momenti concitati scene più intimiste in cui dominano il monologo e i primissimi piani sul volto degli attori.
La narrazione si regge su Carmy che, come un direttore d’orchestra, si muove nello spazio scandendo i ritmi di ogni scena e portandoci per mano tra i personaggi che gravitano attorno a lui,
Emblematico è l’episodio 7 della prima stagione “La Recensione”, girato interamente in piano sequenza (senza stacchi) per portare lo spettatore all’interno dell’azione: come una mosca infiltrata nella stanza, spiamo i personaggi durante un servizio molto importante e condividiamo con loro la rabbia e la fatica come se fossimo parte del team.
The Bear è disponibile su Disney+ con due stagioni da non perdere! Non vediamo l’ora che esca la prossima!