The Avengers: Age of Ultron è il sequel di The Avengers. Ma vedendo la pellicola, siamo sicuri che ci fosse bisogno di un sequel?
‘Cosa posso fare di nuovo e stupefacente, dopo che ho fatto devastare New York da una guerra aliena?’
E’ la domanda che si è posto Joss Whedon nel 2012, dopo l’uscita del film The Avengers.
La risposta è arrivata tre anni dopo con il sequel Avengers: Age of Ultron.
Il sequel vede come villain Ultron, l’atipica versione di un robot cattivo, intelligenza artificiale costruita per garantire la protezione del mondo e rivelatosi poi il suo potenziale distruttore. Una figura, la sua, che funziona a tratti. Non avendo le peculiarità del tipico scimmione cattivo, non raggiunge mai il carattere di nemesi invincibile. I super eroi sembrano, infatti, essere più preoccupati per l’ingresso di altri due personaggi, i gemelli Maximoff, nello specifico Scarlet e Quicksilver, che si uniscono ad Ultron essendo motivati dal loro labile odio nei confronti delle industrie Stark.
I gemelli voltabandiera non ci pensano due secondi prima di voltare le spalle al male per unirsi, in un secondo momento, ai Vendicatori, che, nonostante le angherie subite, non si fanno scrupoli ad accettarli in squadra.
Altro personaggio nuovo presentato dalla pellicola, ed accettato senza battito di ciglia dal gruppo di eroi, è Visione, assemblato proprio da Ultron con l’intenzione di porre fine ai Vendicatori, in quanto androide in grado di riprodurre qualsiasi funzione organica di un essere vivente, compreso il pensiero autonomo.
Il gruppo di eroi assume, in questo modo, i tratti e le caratteristiche tipiche di una comunità di recupero.
Potenzialità estreme eppure scarsissima capacità di costruzione, inoltre, per il personaggio di Visione, sorto nel caos di scrittura e gestito ad intermittenza da Whedon, in evidente difficoltà nel dover muovere tante pedine di così tanta importanza.
L’azione e la supremazia degli effetti da computer grafica dominano l’intero film, favorendo un prodotto visivamente eccezionale. L’elemento che spicca, rispetto al primo Avengers, è l’introspezione dei protagonisti. Ma questi sono gli elementi che anche un bambino di cinque anni si aspetterebbe di trovare in una pellicola del genere. Così Whedon decide di introdurre lo spettro psicologico dei personaggi. Vuole far capire allo spettatore chi siano questi tizi. Perché lottano, più di come lo facciano. Poiché i già celebri Thor, Iron Man e Captan America avevano il loro seguito di film, l’attenzione si è concentrata maggiormente sul personaggio sfigatello di Occhio di Falco, interpretato da Jeremy Runner, disegnando finalmente i lineamenti di un eroe umano, privo di reali ‘poteri’, scaltro, veloce, dalla battuta tagliente e dal cuore tenero; seguito dalla liaison sbocciata tra la Vedova Nera, Scarlett Johanson, e Hulk, MarkRuffalo.
Il film si basa sull’azione sapientemente montata, smorzata dal tono ironico di tutti i protagonisti; sulle gag ironiche del martello di Thor e sui fisici poco scultorei e marmorei dei protagonisti ; il tutto in un incalzante climax che cede poi il passo ad un finale dai combattimenti infiniti e a lungo andare tendenzialmente ripetitivi, in cui a mancare è proprio la sensazione di ‘pericolo’.
Nel complesso si può affermare che Avengers: Age of Ultron è un film che ha saputo tener testa al primo riuscendo a trovare un equilibrio maggiore tra ironia, spettacolo e azione.