Prendi un cast d’eccezione, premunisciti di una storia che scotta e affida tutto alla direzione di Thomas McCarthy; sarai sicuro di aver ottenuto la ricetta esatta per un film da Oscar; o almeno per quello del 2016.
Il premio come miglior film dell’anno è infatti stato affidato dall’Aaccademy Awards al Caso Spotlight.

Al Boston Globe ,nell’estate del 2001, arriva da Miami un nuovo direttore, Marty Baron. E’ deciso a far sì che il giornale torni in prima linea su tematiche anche scottanti, liberando dalla routine il team di giornalisti investigativi che è aggregato sotto la sigla di ‘Spotlight’. Il primo argomento di cui vuole che il giornale si occupi è quello relativo a un sacerdote che, nel corso di trent’anni, ha abusato di numerosi giovani senza che contro di lui venissero presi provvedimenti drastici. Baron è convinto che il cardinale di Boston fosse al corrente del problema ma che abbia fatto tutto quanto era in suo potere perché la questione venisse insabbiata. Nasce così l’inchiesta che ha portato alla luce un numero di abusi su minori ben più elevato dell’immaginabile nell’ ambito ecclesiastico.
La pellicola si propone di dar voce a questo scandalo che, a cavallo tra il 2001 e il 2002, travolse la diocesi di Boston e diede il via ad una indispensabile presa di coscienza in ambito cattolico della piaga degli abusi di minori ad opera dei sacerdoti.
Mantenendo uno stile sobrio e sempre equilibrato, il film di McCarthy raggiunge una felice pulizia della forma, mantenendo la giusta linearità del racconto.
Accurata è stata anche la scelta di affidare l’intera storia ad un cast di estremo talento, da Mark Ruffalo (nominato agli Oscar come miglior attore protagonista) a Michael Keaton, passando per Liev Schreiber e Rachel McAdams (nominata agli Oscar come miglior attrice non protagonista) capaci di riportare sullo schermo l’affiatamento della vera squadra che lavorò all’ inchiesta nel 2001. Il risultato è  un film che riesce ad avere i tempi ed i ritmi giusti, avvincente senza mai essere stressante.

Il caso spotlight

Il caso Spotlight affronta la tematica della pedofilia dei preti, molto delicato ed ancora oggi fonte di discussione ecclesiastica, con estrema eleganza; infatti  la pellicola di McCarthy mira a condannare ciò che ovviamente non si potrebbe non condannare, ma lo fa non schierandosi mai contro la Chiesa tout court o contro la religione: è attento anzi a raccontare come, oltre al danno evidente e immediato causato alla persona fisica, l’orrore della pedofilia nella Chiesa porti con sé quello collaterale della perdita di fiducia nell’istituzione, se non della fede stessa, delle sue vittime e dei loro amici e familiari. Allo stesso tempo evidenzia anche le irresponsabilità dettate dalla censura, dall’omertà molto spesso imputabile alla società laica e al giornalismo.

E’ una pellicola che riesce a conquistare il cuore dello spettatore, riesce a trasportarlo all’interno della storia raccontata trasferendo la voglia di giustizia e di verità, capace di far viaggiare, di pari passo,  l’emozione e il ragionamento.

Giovanna Montano