Roman Polanski a Venezia 76 è la notizia più chiacchierata del web. Tornato con il film J’Accuse è subito polemica
Pochi Giorni fa è iniziata la 76a Edizione del Festival di Cinema di Venezia. Uno degli eventi più atteso dai cinefili italiani (e non solo).
Molti i titoli in gara, annunciati da Paolo Baratta, il Presidente della Biennale di Venezia, e Alberto Barbera, il Direttore della 76a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Tantissimi sono i film attesi, come il francese J’Accuse, che segna il ritorno del regista Roman Polanski al Festival. Proiettato oggi, ha scatenato critiche e schieramenti in ogni dove.
Scopriamo perchè.
Di cosa parla in nuovo film di Polanski
J’accuse (in inglese An officer and a spy) è basato sull’affaire Dreyfus. Si tratta di uno dei più clamorosi errori giudiziari della storia, avvenuto in Francia tra il 1894 e il 1906, che vide protagonista il soldato franco-ebreo Alfred Dreyfus. Quest’ultimo fu ingiustamente accusato di essere una spia dei tedeschi e quindi processato per alto tradimento. Dreyfus sostenne fermamente la sua innocenza combattendo praticamente contro un’intera nazione. Il suo caso ebbe infatti una notevole risonanza mediatica dividendo l’opinione pubblica del tempo, tra chi ne sosteneva l’innocenza e chi lo riteneva invece colpevole.
Protagonista di questo nuovo lungometraggio sarà il premio Oscar Jean Dujardin, che interpreterà l’ufficiale Georges Picquart. Il cast di An officer and a spy include Louis Garrel (nel ruolo del soldato Alfred Dreyfus), Mathieu Amalric, Olivier Gourmet, Melvil Poupaud ed Emmanuelle Seigner.
La polemica nata per la presenza di Roman Polanski a Venezia 76
J’Accuse sarà il primo film di Polanski ad arrivare nell’era post-MeToo. Il regista polacco nel 1977 fu accusato di aver stuprato, con l’ausilio di sostanze stupefacenti, una ragazzina di tredici anni, Samantha Geimer. Polanski, d’accordo con il suo legale, si dichiarò colpevole di un solo capo di imputazione, ammettendo il rapporto sessuale con la minorenne. Il reato, dunque, si trasformò da stupro a rapporto sessuale non lecito, ma Polanski, che, negli Stati Uniti, scontò 42 giorni di carcere, decise di lasciare il Paese e cercare rifugiare altrove. Nel Regno Unito, poi in Francia. Almeno fino al 2003, anno in cui al regista fu stata concessa la grazia e poté quindi tornare negli Stati Uniti.
La presidente di giuria Lucrecia Martel: “Non applaudirò Polanski”
Siamo quindi arrivati al 2019 e al ritorno di Roman Polanski a Venezia 76. Le critiche per la sua partecipazione hanno letteralmente invaso il Lido, sollevando dubbi e polemiche. La regista argentina Lucrecia Martel, presidente di giuria alla Mostra del cinema, ha dichiarato che non parteciperà alla cena di gala in onore di Polanski
«Non voglio doverlo applaudire», ha detto, «in nome di tutte le donne vittime di stupro».
La presidentessa di giuria, tuttavia, non diniega la presenza dell’opera di Polanski alla Mostra del Cinema di Venezia. Ha infatti ammesso:
«Credo che gli aspetti più importanti di un’opera d’arte siano quelli che emergono dall’artista che vi lavora. E credo anche che la presenza di Roman Polanski sia difficile da fronteggiare. Ma ho fatto qualche ricerca, ho contattato scrittori e giornalisti che, negli anni, si sono confrontati con la materia e so per certo che la vittima considera questo un caso chiuso, so che crede che Polanski abbia rispettato le richieste della corte. Polanski, in effetti, lo ha fatto ed io non posso giudicare colui che una corte ha già giudicato.
Il film di Polanski è una riflessione su un uomo che ha commesso degli errori. Credo sia importante, oggi, portare avanti questo dialogo, perciò penso sia opportuno che il suo film sia presente al Festival».