Com’è vivere questo periodo di reclusione e difficoltà lontani da casa e famiglia? Abbiamo chiesto ad alcuni trentenni di raccontare la quarantena
La quarantena è, senza dubbio, l’esperienza più strana e al contempo triste che racconteremo ai nostri nipoti. Tra qualche anno guarderemo le foto e i video di oggi con emozione, come si guardano quelle del periodo della guerra. E non volevamo perdere le testimonianze nel flusso dei social.
Avevamo voglia di sapere come questa quarantena sta cambiando le nostre vite. Volevamo saperne di più, approfondire questo momento.
Così abbiamo deciso di chiedere a trentenni che sono lontani da casa, che vivono lontani dall’Italia, che stanno lavorando in prima linea, di raccontare la quarantena.
Abbiamo raccolto le testimonianze del quotidiano ai tempi di un evento che segna la storia del mondo.
Testimonianze dei giorni di quarantena
Abbiamo chiesto loro di mandare video, audio, foto che potessero testimoniare quello che stanno vivendo in questi giorni di quarantena. Ci sono arrivati video, audio, messaggi con racconti, storie, momenti.
“Nella mia quarantena non è cambiato solamente il recarmi a lavoro, essendo una delle professioni maggiormente impegnate sul campo.
È completamente diverso il mio rapporto con le persone. Svolgendo il lavoro di infermiera ho più possibilità di contrarre il virus e mai mi potrei perdonare il fatto di poter contagiare qualcuna delle persone a me care.”
Denise, dalla Sardegna, fa l’infermiera e lavora in prima linea nel reparto di terapia intensiva del policlinico di Sassari. Le abbiamo chiesto cosa le mancasse di più della sua ‘quotidianità‘.
“Il cibo che mi manca di più è una sana Pizza e il McDonald’s. Non penso che rivedrò proprio tutti quelli a cui l’ho detto dopo la quarantena, anche perché chissà quanto tempo ancora ci vorrà.
Mi manca molto la mia famiglia, mi mancano tutte le persone che con un “stai attenta” mi hanno dimostrato il loro affetto. Tra le serie tv che ho guardato consiglio Freud e YOU .
Professionalmente parlando consiglio vivamente di stare a casa, di non dare più niente per scontato e di abbracciarsi più spesso.”
Racconti da Milano
Da Milano ci arriva una nuova testimonianza. Simona ci ha raccontato come è stato vivere il lockdown lombardo, quando tutti sono scappati al sud e in pochi sono rimasti, soli, al nord.
“Adesso non notiamo molta differenza nell’affrontare questa situazione. Adesso tutta l’Italia è in zona rossa, quindi o stai fuori o a Napoli, comunque devi stare chiuso in casa. Ho acquistato più sicurezza e adesso posso dire che la vivo più serenamente. Inizialmente è stato brutto. Siamo stati i primi ad essere colpiti. Non avevo in programma di scendere a Napoli, ma una cosa è non averlo in programma, un’altra quando te lo impongono e ti dicono di stare chiusa dentro e non si sa quando e se mai potrai rivedere la tua famiglia. Solitamente quando avverti una situazione di pericolo, quello che vorresti è avere vicino la tua famiglia. E’ stato brutto. Infatti per quanto possa contestare le persone che hanno fatto l’assalto ai treni, che hanno poi portato il virus in Italia, un pò li capisco.”
E come è stato affrontare l’ansia dei genitori rimasti al Sud, la paura di una mamma apprensiva.
“Io ho genitori molto apprensivi, e ho avuto difficoltà a gestire la cosa. I miei ricevevano notizie di Milano attraverso i TG, che descrivevano Milano come la zona rossa, in cui tutti morivano. E, nonostante io viva qui da più di due anni, non mi è mai capitato di affrontare l’ansia di mia madre se per qualche minuto non rispondevo al telefono. Mia madre ha dato davvero i numeri!
Io cercavo di rassicurarli, ma bastava un colpo di tosse per generare panico. Io a inizio Marzo ho avuto due giorni di febbre e sono stata messa in quarantena a casa, a mia madre non ho potuto dirlo. “
“Adesso le cose si sono normalizzate, non si percepisce tanto la differenza tra Milano e Napoli. Adesso io e la mia famiglia usiamo altri mezzi per vederci. Sabato io, mia madre e mio fratello abbiamo appuntamento. Napoli, Milano e Verona per fare la pastiera online. Cosa che non avrei mai fatto la pastiera con lei a quando vivevo a casa. Sembra quasi che i rapporti si siano rafforzati. Anche con amici che non vedo da una vita sembra che la distanza si sente di più e risento anche persone con cui avevo perso i contatti.
Il lavoro mi aiuta. Ci si abitua alla mascherina, ci si abitua alle file ai supermercati. Ci si abitua a tutto, anche se quando scendi per strada hai sempre quella sensazione di paura!”