Alessandro Michele si ispira nuovamente al passato. La nuova campagna Gucci di Glenn Luchford omaggia gli inizi del Prêt À Porter
Alessandro Michele, con l’ormai suo fido fotografo e regista Glenn Luchford, ha presentato la nuova campagna pubblicitaria FW 2019. L’eclettico designer ci ha abituato, da quando è al timone creativo della casa di moda fiorentina, a guardare al passato per studiare il futuro. Dagli anni d’oro della Swinning London, attraverso tutto il percorso archeologico, passando per i fasti della Città Eterna, fino agli scavi di Ercolano.
Un passato importante, che è totalmente fonte d’ispirazione per Alessandro Michele.
Ma la campagna Gucci di Glenn Luchford ha una nuova matrice d’ispirazione, e tocca le corde più originarie della storia della moda. Quindi prende dalla stessa moda la sua spinta creativa. È il Prêt À Porter, quello degli anni ’50, ’60, ’70, ’80 a cui il direttore creativo fa riferimento per presentare le sue collezioni. Per quale motivo?

Forse perché con l’avvento dei social, il virus della velocità ha toccato e profondamente trasformato, tutta la filiera creativa, produttiva ed editoriale della moda. Il fenomeno del click, del like e del to see, buy now, ha dettato i nuovi ritmi della moda, velocissimi, che fanno più capo alle vendite e ai follower, che all’idea. Anzi questa viene messa al servizio ad uso esclusivo della velocità di condivisione e di proposta. Le stagioni che un tempo era due, si sono duplicate per far fronte ad una domanda sempre più accanita.
La campagna Gucci di Glenn Luchford invece, celebra la moda e il suo iter originario. Il viaggio dell’idea al manufatto, dall’astratto al concreto, passando per l’editoria- L’idea; il bozzetto; la creazione del capo sul tavolo da lavoro da parte delle sarte; l’arrivo negli atelier; il fitting; le prove; la correzione dei difetti; la sfilata fino alla diffusione della collezione sulle testate di moda.
Un iter che oramai non esiste più e che appartiene ormai all’archeologia della moda. È un viaggio dell’abito che il critico di moda di Vogue Anders Christian Madsen ha paragonato al
“rigurgito continuo e sempre crescente di informazioni e impressioni che sperimentiamo ogni giorno e ogni secondo sui social media“.