Questa mattina, nella sua casa di Parigi, è morto Karl Lagerfeld. Direttore creativo di Chanel e Fendi, Kaiser indiscusso della moda
Questa mattina il fashion system è stato scosso da una notizia inaspettata: è morto Karl Lagerfeld. I titoli dei quotidiani e dei post, condivisi in massa sui social, hanno tuonato come un accaduto quasi impensabile, eppure tristemente vero. Il primo a dare la triste notizia è stato il magazine francese Closer.
Ha legato il suo nome a due case di moda, una francese e una Italiana. La prima Chanel di cui negli anni ’80 ne ha risollevato le sorti incerte. La seconda Fendi: convocato dalle 5 sorelle Fendi a Roma, ne prese le redini creative.
Il mondo della moda piange il suo Kaiser
Il mondo della moda a pochi giorni dalla fine dell’Alta Moda francese piange il suo Kaiser. Una settimana dell’Alta moda che aveva fatto presagire già qualcosa: a fine sfilata Karl Lagerfeld ha sorpreso tutti mandando in passerella al suo posto Virginie Viard, sua fidata collaboratrice.
La casa di moda francese ha allontanato ogni dubbio riguardo lo stato di salute del designer, affermando che la non uscita in passerella, era riconducibile semplicemente alla stanchezza. Purtroppo non si trattava solo di stanchezza, difatti lo stato di salute del designer si è aggravato, fino a portarlo alla morte di questa mattina.
Dopo essere venuto a conoscenza della notizia, mi sono chiesto cosa avrei potuto scrivere al riguardo. Raccontare in maniera analitica il triste accaduto? O pervadere il ‘fatto’ di emozione? Trattandosi di una personale fonte d’ispirazione. Forse l’unica. Ecco che le mie mani sulla tastiera si sono ‘inzuppate’ di un timore reverenziale. Un timore reverenziale che oggi si è trasformata in tristezza. Perdonate questa piccoli digressione privata, è uscita di getto.
Karl Lagerfeld simbolo della moda
La moda quindi, ribadisco, ha perso il suo Kaiser, che in tedesco significa Imperatore. E come ogni Monarca che si rispetti Karl Lagerfeld nella sua vita si è ricoperto di simboli. Simboli che lo hanno reso riconoscibile a prescindere dalle case di moda di cui era direttore creativo e dal nome che portava. Questi simboli lo hanno immolato all’altare delle ICONE indiscusse della cultura, del secolo in cui viviamo.
Chi era Lagerfeld
Karl Lagerfeld era un bianca capigliatura bianca, raccolta in un codino. Era un paio di imperturbabili occhiali neri, dietro cui nascondere lo sguardo. Era un austero colletto bianco. Un paio di mani nascoste da mezzi guanti in pelle neri decorati da anelli. Era un paio di scarpe con tacco alla Luigi XIV. Una mente ironica e irriverente, estetica e non concreta, sognate e futurista. Il più contemporaneo tra i contemporanei, moderno nel senso più filosofico del tempo. Mai legato al passato, ma sempre proiettato al futuro, come unica linfa vitale.
Del suo modus operandi affermava che era “una ninfomane che non raggiunge mai l’orgasmo”.
Oggi non è venuto a mancare solo un designer. Oggi viene a mancare l’ultimo tra i couturier ancotra in vita; l’ultimo dei dandy; l’ultimo dei filosofi di un’estetica necessaria, a tratti quasi cinica; l’ultimo teorico del senso assoluto della bellezza.