In Kodachrome Luigi Ghirri raccoglie le più belle immagini delle estati italiane
Nel 1978 Luigi Ghirri (Fellegara, 5 gennaio 1943 – Roncocesi, 14 febbraio 1992) ha autoprodotto il suo primo libro, Kodachrome. Un manifesto avanguardistico per il mondo della fotografia ed un punto di riferimento della sua straordinaria opera.
In Kodachrome, Ghirri raccoglie immagini di paesaggi metafisici, sospesi nello spazio e nel tempo, dove la costante assenza di persone ci trasporta oltre la pellicola perdendo lo sguardo nei suoi pallidi vuoti.
L’obiettivo di Ghirri è sempre stato quello di combattere per mantenere la nostra capacità di vedere. Le sue opere sono potenti strumenti per la rielaborazione dello sguardo. Cambiano la percezione che abbiamo del mondo senza proporre un solo percorso da seguire e ci forniscono gli strumenti necessari per trovare quello che stiamo cercando.
Luigi Ghirri fotografa gli italiani senza fotografare gli italiani e lo fa ricercandone attentamente le tracce nei luoghi di lavoro, nelle spiagge, nelle abitazioni private, nei paesaggi montani e nei monumenti in città.
L’ uomo c’è ma non si vede come se fosse un’istantanea della nostra interazione con il mondo.
“L’incontro quotidiano con la realtà, le finzioni, i surrogati, gli aspetti ambigui, poetici o alienanti, sembrano impedire ogni uscita dal labirinto, le cui pareti sono sempre più illusorie. Il significato che sto cercando di rendere attraverso il mio lavoro è una verifica su come sia ancora possibile desiderare e affrontare un percorso di conoscenza per poter finalmente distinguere l’identità precisa dell’uomo “.
Luigi Ghirri
Cosa rappresentano le fotografie di Luigi Ghirri
La fotografie di Ghirri sono una cronaca pungente di ciò che accadeva nell’Italia degli anni settanta. Contemporaneamente sono un ritratto dell’ambiguità del paesaggio contemporaneo e dell’ immaginario del consumo.
Quella di Ghirri è una visione latente, inscritta a tratto leggero con colori tenui e tinte pastello senza mai rinunciare alla leggerezza e al riserbo, come se non volesse che le immagini disturbassero l’osservatore.
“Una delle grandi convinzioni, delle grandi teorie, soprattutto uno dei grandi miti a proposito della fotografia è l’idea che sia testimonianza di qualcosa che è successo, testimonianza di quello che ho visto. E’ testimonianza di quello che ho visto ma è anche reinvenzione di quello che ho visto. Sostanzialmente la fotografia non fa altro che rappresentare le percezioni che una persona ha del mondo. In questo punto sono contenuti tutti i rapporti enigmatici, gli elementi misteriosi che sussistono nell’immagine fotografica.”
Se avete voglia di un viaggio indietro nel tempo per provare a rivivere le estati italiane degli anni 70, è d’obbligo farlo attraverso l’occhio del maestro italiano Luigi Ghirri! (Per saperne di più clicca QUI)