Diana Donzelli è uno dei personaggi storici della scena elettronica partenopea. Un’icona, come l’abbiamo definita noi

Diana Donzelli - Neomag.

Diana Donzelli è uno dei personaggi storici della scena elettronica partenopea. La più conosciuta, la più amata, quasi al pari di un idolo nel suo settore.

Nice to Be è il party che organizza oggi, ma sono oltre vent’anni che è sulla cresta dell’onda della club culture Napoletana. Ad oggi è considerata un vero e proprio punto di riferimento per moltissime persone del suo ambito.

Le abbiamo chiesto di scambiare due chiacchiere con noi per scoprire di più sulla regina della nightlife partenopea. Ecco cosa ci ha raccontato Diana Donzelli la protagonista della scena underground partenopea.



Nominare Diana Donzelli, a Napoli, equivale a nominare una vera icona musicale. Come descriverebbe se stessa un’icona come te?

Prima di tutto voglio dire che questo fatto dell’icona mi fa impazzire. E’ bellissimo. Come mi descriverei? Organizzo eventi da tanti anni, con passione. Ne ho organizzati tanti, tantissimi.

Vivi la musica più come un piacere o come un lavoro?

Vivo la musica con piacere. Vado ai concerti, è una delle cose che mi piace di più nella vita, andare ai concerti. Anche partecipare ai parti, oltre che organizzarli. Adoro andare ai party.

Quando hai iniziato a fare party? Ricordi ancora il primo evento che hai organizzato?

Si lo ricordo benissimo e con grande piacere. Era molto bello. Era un party già iniziato, il venerdì al Flacabè. Io frequentavo questo party e, dopo qualche tempo, mi chiesero di lavorare e mi affidarono il party perchè portavo tantissima gente. Iniziai a fare tutta la programmazione.

Da quando fai questo lavoro, c’ è stato un episodio che ti ha segnata di più? Raccontaci quello che ti ha segnata in maniera positiva.

Non te ne potrei mai dire uno solo, è impossibile! Ci sono tantissimi party che mi hanno segnata in maniera positiva. Iniziamo dall’Old River. Abbiamo organizzato delle notti lì, quando eravamo Orbit, io, Luca Piccolo, Marco Carola, Nino Cerrone, Gaetano Parisi. Ragazzi sono feste ed eventi che lasciano il segno. Magnifici! Il posto era magico.

Lo stesso vale per i Big Event che abbiamo fatto alla Mostra d’Oltremare o al Palapartenope. Ne ricordo uno, per esempio, con Carola, Villalobos e Luciano. Quasi una line up da Festival.

Una notte decisi di fare Jeff Mills e di chiamare Raffaele Attanasio. Sai, delle volte i promoter hanno la speranza che qualcosa accada. Quella notte noi preparammo la consolle più larga, pensando che magari Mills, vedendo Raffaele suonare ti chiede di fare Back to back. Non succede, ma se succede.
Beh è successo! Quella notte è stata una cosa assurda.

E quella che ti ha segnata negativamente?

Negativamente no, perchè tutto quello che è successo mi ha poi insegnato qualcosa. Ci sono dei momenti in cui la magia tra i soci finisce e poi devi ricominciare da capo in qualche altra avventura. A volte è un bene. Per esempio io quando è finito Orbit ho sofferto, perchè è stato una cosa bellissima lavorare con quel tipo di concept party. Poi ho fatto Nice to be e altre cose che mi sono piaciute tantissimo.

Napoli, è la città in cui vivi e nella quale lavori. Pensi che, sotto il punto di vista della club culture, abbia qualcosa in più rispetto ad altre città italiane?

Ma si dai, tiriamoci questa posa! Penso che proprio il rapporto tra Napoli e la musica sia speciale. Qualsiasi tipo o genere di musica facciamo noi Napoletani arriva sempre al top e al cuore di tanti. Ma tornando alla musica elettronica, non è un caso che proprio la scena napoletana, in Italia, ha formato più Big internazionali. Potrei fare decine di nomi.

Se potessi scegliere un artista conosciuto che ricordi con più affetto, chi sarebbe?

Qui rido. Rido perchè è facile. Riccardo Villalobos. Mi ha regalato tantissime emozioni. Il suo approccio alla musica ha cambiato il mio modo di vedere la musica. Sono felicissima di averlo ospitato e di aver fatto con lui dei party meravigliosi.

Al giorno d’oggi sono tanti i PR che si trasformano automaticamente in DJ. Tu cosa ne pensi?

Se ad un PR gli viene, improvvisamente, la passione di suonare perchè magari si è divertito. Può farlo bene, o magari lo farà male. Diciamo che il problema è di chi lo fa suonare poi.

Sono tanti anni che le feste le organizzi tu. Ti ricordi ancora cosa si prova ad essere una semplice invitata?

Io adoro andare ai party. Forse è anche il motivo per cui qualcuno si ricorda con affetto di me come persona. Mi sono sempre messa dal lato dell’utente, di chi partecipa all’evento.

Esiste una figura, un idolo, da cui trai ispirazione nel tuo lavoro?

Prendere ispirazione proprio no, perchè ho sempre fatto le cose esattamente come volevo farle io. Se invece mi chiedete se ammiro qualcuno allora mi vengono subito in mente persone notevoli e anche geniali alle volte. Giancarlino di Roma, che ha sempre organizzato gli eventi in maniera scrupolosa ed esteticamente bellissimi. Come non citare Andrea e Antonio del Circoloco. Io andavo a Ibiza solo per stare il lunedì lì dentro. Non mi interessava nulla del mare. E come me decine di migliaia di persone, migliaia di amanti di questa nostra scena. Un’altra persona che ammiro in maniera sconfinata è Dj Tennis, Manfredi Romano. Una persona che qualsiasi cosa tocca diventa oro. Fa tutto bene e tutto alla perfezione.

Il consiglio che daresti ad un ragazzo che sta muovendo i suoi primi passi in questo settore quale sarebbe?

Diciamo che più che dare un consiglio, mi piacerebbe che alla base si conservasse sempre un grande amore per questo mondo. Sicuramente per tutta la musica, ma in particolare per la Club Culture e per tutto quello che ruota intorno a questo fantastico universo.

Guarda qui l’intervista a Diana Donzelli