Dopo le dark stories, la nuova serialità italiana vede nella donna la propria eroina ed è pronta a rivoluzionare il mondo del piccolo schermo
Non è passato molto tempo dall’età d’oro della serialità italiana, titoli di grande successo televisivo che nei primi anni 2000 hanno tenuto incollati allo schermo spettatori di età diverse. Indimenticabili le vicende del gruppo di criminali più famosi della Capitale, nella serie cult del 2008 Romanzo Criminale, o la dissacrante commedia Boris sul dietro le quinte delle fiction nazionali, in onda su Sky dal 2007. Interessanti e travolgenti, queste storie iconiche hanno settato un prima e un dopo nella storia dei prodotti per il piccolo schermo, diventando delle vere pietre miliari a cui ispirarsi.
Purtroppo però, a circa vent’anni di distanza, sono poche le narrazioni che hanno replicato questo grandioso risultato: la serie dei record Gomorra, che dal 2014 racconta gli affari del clan di camorristi più conosciuto della televisione, The Young Pope prima fatica a puntate del regista Premio Oscar Paolo Sorrentino che ci porta nella vita di un Papa d’eccezione, interpretato da Jude Law.
Per concludere con Strappare lungo i bordi, cartoon divertentissimo, realizzato dal fumettista romano Zerocalcare. Notate qualcosa in comune tra questi titoli?
Che fine hanno fatto le donne?
In questo pot-pourri di narrazioni 100% Made in Italy, c’è un piccolo neo che salta all’occhio: il punto di vista è sempre quello maschile. Che si tratti di gangster, di carismatici capi di stato, di trentenni alle prese con la precarietà, la voce che oltrepassa lo schermo è quella di un uomo, che porta in scena i suoi pensieri, i desideri e le sue aspirazioni.
Che fine hanno fatto le donne? Fuori dai ruoli secondari, di madri, di spose, di “fate madrine”, di amiche per la pelle sempre con un ottimo consiglio per l’eroe della fiaba, i personaggi femminili hanno trovato un unico spazio confortevole in cui poter essere protagoniste, all’interno di fiction popolari, ma poco significative, come Rosy Abate, Imma Tataranni – Sostituto procuratore e Che Dio ci aiuti. Ma negli ultimi tempi qualcosa sta cambiando.
Il 2023 è un anno cardine per la serialità italiana e sta aprendo le porte a racconti del femminile molto interessanti ed attuali che traggono ispirazione da nomi ormai dimenticati del patrimonio culturale del nostro Paese, dando vita ad un nuovo filone dedicato alle donne.
Quali sono i primi esempi di questa rivoluzione?
Che Lidia ci aiuti: storia della prima avvocata italiana
La scintilla di una nuova era della serialità nostrana è scoccata nel piccolo schermo lo scorso febbraio, quando la piattaforma Netflix ha aggiunto al suo catalogo un dramma storico in costume, destinato a far parlare di sé anche nei mesi successivi. È La legge di Lidia Poet, diretto da Matteo Rovere e Letizia Lamartire, che racconta in sei avvincenti episodi le vicende della prima avvocata italiana. Rovistando tra i documenti e le testimonianze della vita di questa pioniera della storia nazionale, i creatori hanno messo in scena un’avvincente narrazione femminista, liberamente ispirata ai fatti reali, che segue l’eroina torinese nella sua battaglia per esercitare la sua professione in libertà e acquisire il diritto, fino ad allora riservato agli uomini, di entrare nell’Ordine degli avvocati.
Ed è proprio da qui che cominciano le vicende rocambolesche della protagonista, interpretata dalla straordinaria Matilda De Angelis, che accompagnata dal fratello Enrico, anch’egli avvocato, dovrà lottare per far sentire la propria voce in un mondo in cui nessuno vuole ascoltarla.
Ma non abbiate paura: non si tratta di una storia strappalacrime. Ogni episodio infatti è costruito come un giallo in cui Lidia dovrà investigare e agire di soppiatto per scoprire la verità e liberare man mano giovani innocenti afflitti da un’ingiusta condanna.
Non mancheranno inoltre momenti bizzarri e simpatici teatrini, soprattutto tra i due fratelli Poet, e una love story non banale che vi terrà con il fiato sospeso.
In attesa che arrivi un seguito alle mitiche avventure di Lidia Poët, c’è un’altra serie tv, fresca di uscita, che merita la vostra attenzione.
Questa volta spostiamoci su Disney Plus.
Mogli, figlie e madri in lotta contro la ‘Ndrangheta
Dagli ambienti piemontesi dell’Ottocento, facciamo un salto in avanti verso l’anno 2010, da una storia vera ad un’altra.
Siamo in Calabria, nelle zone in cui la malavita ha contaminato il benessere della popolazione, inquinando ogni sogno, ogni speranza in una vita migliore. Ma non è la classica narrazione della mafia che tutti conosciamo. Questa volta, tra pistole e violenza senza tregua, ci sono le voci di tre donne: Lea Garofalo, Denise Cosco, Giuseppina Pesce sono le mogli, le figlie, che hanno sfidato la ‘Ndrangheta per la prima volta, con il coraggio e la sfrontatezza di chi è stufo di soccombere ad un giogo organizzato da uomini e che vuole riprendere il controllo della propria esistenza, lottando con le unghie e con i denti.
Perfettamente accurato, con una regia formidabile e una delicatezza straordinaria, The Good Mothers mette in scena una narrazione mai vista fino ad ora, destinata ad essere di ispirazione per rappresentare il mondo visto dagli occhi delle donne.
Sei episodi che colpiscono come un pugno sullo stomaco, merito anche delle interpretazioni mozzafiato di un cast di prim’ordine, da Micaela Ramazzotti, moglie di un boss e prima testimone di giustizia, Valentina Bellé, che interpreta la figlia di Salvatore Pesce, Barbara Chichiarelli nei panni della giovane pm Anna Colace, per finire con Gaia Girace, volto noto della serie tv di successo L’Amica Geniale, che offre il suo corpo al personaggio di Denise Cosco.
Cosa ci aspetta in futuro?
Da questi primi esempi di serialità al femminile, fin’ora inediti nel panorama italiano, non possiamo che aspettarci una lunga coda di prodotti che stanno per arrivare sui nostri schermi, pronti per stravolgere la storia della televisione e della nuova serialità italiana.
Non ci vorrà molto tempo perché ciò avvenga: guardando verso il futuro cominciano a spuntare titoli che iniziano a prendere corpo, come l’attesissimo Fireworks, tv show firmato da Susanna Nicchiarelli, regista e ritrattista per il cinema di icone come Nico, Eleanor Marx e Santa Chiara, incentrata sulla lotta dei partigiani contro nazisti e fascisti, vista dagli occhi di una dodicenne di nome Marta.
Tu cosa ne pensi?