La moda della canottiera sembra non passare mai. Dal cinema alle passerelle si conferma essere l’item più cool e sexy di sempre

Dopo le T-shirt e i jeans arrivano le canottiere a confermarsi come capo più hot e sexy di sempre.

Esistono due teorie radicalmente opposte: la prima, probabilmente più romanzata, ne attribuisce la creazione a Jean Des Fauches, un bizzarro nobile francese del XVI secolo che in un momento di follia strappò il collo e le maniche della sua camicia. La seconda, d’altro canto, vede protagonisti gli operai dei cantieri de Les Halles a Parigi che a fine Ottocento, si dice, tagliassero le maniche alle maglie per muoversi con più agilità e non rischiare di impigliarsi tra i macchinari da lavoro.

C’è chi sostiene che fino al Novecento la canotta veniva usata particolarmente dai ricchi e nobili come strato di protezione tra la loro pelle e gli altri vestiti per motivi igienici e di pudore. Chi, invece, sostiene che la produzione sia iniziata grazie all’invenzione di macchinari in grado di fabbricare indumenti elastici e privi di cuciture.

Non possiamo avere l’effettiva certezza su quale sia l’ipotesi più veritiera, ma secondo la percezione comune il capo viene associato senz’ombra di dubbio più all’uomo del popolo che alla nobiltà. Quel che è certo è che negli anni ’20 la tendenza liberatoria di questo capo fa il suo ingresso nell’immaginario femminile con la cosiddetta figura della “donna uomo” che, abbandonando il corsetto, utilizzava la canottiera come simbolo di fuga dalle costrizioni.



La virilità legata alla canottiera

L’idea di virilità è stata stampata nell’immaginario popolare soprattutto grazie al cinema, il quale sin dal secondo dopoguerra ha prescelto la rappresentazione maschilista ed estremamente attraente dell’uomo. Gli esempi in tal senso non si sprecano: da Marlon Brando in “Un Tram che si chiama Desiderio” a Sylvester Stallone in “Rambo”, passando per Robert De Niro in “Toro Scatenato” e Bruce Willis in “Die Hard”, senza escludere Hugh Jackman in “Wolverine – L’immortale” e Vin Diesel nella saga di “Fast & Furious”.

Anche tra i ruoli femminili al cinema la canottiera si è resa protagonista sexy dell’abbigliamento. Da “Lara Croft: Tomb Rider” con Angelina Jolie ad “Eyes Wide Shut” indosso a Nicole Kidman e di recente su Zendaya in “Malcolm & Marie”. E sì, anche Fantozzi ha avuto il suo ruolo.

La canotta nello sport

Una posizione portante la canottiera ce l’ha nello sport, in cui non solo viene utilizzata da sempre ma dal quale deriva la sua etimologia. In italiano la parola proviene dal fatto che essa è l’indumento di chi pratica canottaggio, mentre in inglese il termine “tank top” ha a che fare con il nuoto, poiché è traducibile come “maglia per la vasca”.

Tuttora la canottiera viene categorizzata come indumento sportivo, poiché ricorre in diverse discipline come ad esempio il basket e l’atletica.

canotta nello sport - neomag.

La canottiera di Freddie Mercury

I Village People e Freddie Mercury l’hanno resa uno staple per la comunità LGBTQ+. L’hip hop ha fatto da traiettoria per la sua evoluzione dalla pallacanestro allo streetwear e il pop invece ha gettato le basi per farla diventare un’icona controculturale. Dalle Spice Girls nel famoso video di “Wannabe” a Miley Cyrus nella famigerata scena di “Wrecking Ball”, passando per Avril Lavigne in “Complicated”, la canottiera è apparsa sempre più di frequente per urlare a tutti come ormai non sia più soltanto un indumento intimo.

A dimostrarlo sono anche l’apparizione provocatoria di Achille Lauro sul red carpet di Sanremo 2020 e la naturalezza con cui anche una figura del calibro di Barack Obama non ha esitato nell’indossarla.

La canottiera di Freddie Mercury

Tutto ciò ha portato la canottiera sotto i riflettori della moda, che a partire dagli anni Novanta ha cominciato a sfoggiarla in tutte le sue possibili varianti, sia come elemento di layering che come capo iconico. Con spallina stretta o larga, più o meno scollata, aderente oppure oversize; e ancora, in lana, cashmere, cotone, seta o filo di Scozia, diventando adatta a ogni stagione e situazione. Il modello più comune resta comunque quello bianco in cotone a costine, un vero e proprio cult immortale dal look semplice, efficace e solo all’apparenza poco studiato.

L’arrivo in passerella

A esibirla per la prima volta in passerella è stato Dolce&Gabbana, di cui ad oggi si ha un vivido ricordo. Verso la fine del decennio e l’inizio del nuovo millennio è poi entrata nelle grazie di quella corrente estetica di stilisti minimalisti e al tempo stesso avant-garde: Ann Demeulemeester, Raf Simons, Martin Margiela ed Helmut Lang, che l’ha resa un suo cavallo di battaglia con interpretazioni asimmetriche e d’ispirazione militare.

In seguito, tra il 2016 e il 2017, ci provarono anche Gucci, Rick Owens, TELFAR, Hood By Air e Gosha Rubchinskiy nel suo défilé a Pitti Uomo, ma senza dichiarare un’effettiva tendenza.

Il 2021 è servito a rilanciare la canotta come nuovo must-have, sulla scia dell’attitudine comfort del post-lockdown e di un periodo segnato dai concetti di moda genderless e attitudine sexy. Nelle ultime fashion week l’abbiamo vista infatti comparire tra le sfilate di SUNNEI, Prada, MSGM, Bottega Veneta, AMBUSH, Salvatore Ferragamo e Saint Laurent, tra chi l’ha voluta disegnare in modo più elegante e chi invece ha mantenuto il suo cuore informale.

Che sia griffata o no, negli anni sono state moltissime le celebrità ad idolatrarla, da Jane Birkin e Jennifer Aniston a Kate Moss, arrivando ai nostri giorni con Hailey Bieber, Gigi e Bella Hadid, Emily Ratajkowski, Kim Kardashian e Kanye West.

Dunque, alla resa dei conti, la canottiera è tornata con molta nonchalance di moda e forse è qui per restare.