La storia di Lyle ed Erik, di nuovo sotto i riflettori, divide l’opinione pubblica. Kim Kardashian difende i fratelli Menéndez: “non sono mostri”
La storia di Erik e Lyle Menendez è uno dei casi di omicidio più controversi della storia americana. La serie Netflix, Monsters, che ne racconta la vicenda è tra le prime posizioni delle più viste sulla piattaforma ed ha riacceso l’interesse per il caso. Non solo per il fascino esercitato dal true crime, ma per la sua capacità di dividere l’opinione pubblica. Ora anche l’imprenditrice Kim Kardashian, dopo esserli andati a trovare in prigione, prende posizione nel caso che ha appassionato l’America.
Kim Kardashian difende i fratelli Menéndez: “non sono mostri”!
La vicenda
Nel 1989, i fratelli Menendez, allora di 21 e 18 anni, uccisero a colpi di fucile i loro genitori nella villa di famiglia a Beverly Hills. Dopo due processi, nel 1996 furono condannati all’ergastolo senza possibilità di liberazione condizionale. Lyle ed Erik hanno sempre sostenuto di aver subito per anni abusi sessuali, fisici ed emotivi da parte dei genitori. A novembre, i fratelli saranno nuovamente ascoltati, dopo che il procuratore distrettuale di Los Angeles ha ricevuto nuove prove che accusano il padre, Jose Menendez, di aver molestato i suoi figli. Questa nuova udienza potrebbe aprire la strada a una nuova sentenza o a un nuovo processo.
L’impegno di Kim Kardashian
Kim Kardashian si è schierata a favore dei due, visitandoli nel carcere di San Diego, dove sono detenuti insieme dal 2018.
In un saggio pubblicato dalla NBC, Kim ha scritto che Lyle ed Erik «non sono mostri, ma bambini a cui è stata rubata l’infanzia». Non solo celebre volto dello spettacolo, Kardashian è anche avvocato. Figlia di Robert Kardashian, noto per aver difeso O.J. Simpson nel processo del 1994. La passione di Kim per la riforma della giustizia si concentra su misure di riabilitazione più inclusive per i detenuti, da cui il suo interesse per i fratelli Menéndez, nonostante il disaccordo con Ryan Murphy. I fratelli, infatti, hanno criticato la rappresentazione della loro storia nella sua serie. Dal suo canto Murphy, invece, ritiene di essere riuscito a riportare l’attenzione sul loro caso dopo decenni.
Kardashian ha dichiarato: «Erik e Lyle non hanno avuto un processo equo. All’epoca non c’erano risorse per le vittime di abusi, soprattutto se uomini». Descrivendo i fratelli come «gentili, intelligenti e onesti». Ha sottolineato il loro comportamento esemplare in prigione, dove hanno ottenuto lauree e lavorano come caregivers per altri detenuti. «Gli omicidi non sono giustificabili, e nemmeno i loro comportamenti successivi al crimine, ma oggi Lyle ed Erik hanno 50 anni e la loro punizione è stata più dura di quella riservata a serial killer», ha scritto Kim. Infine, ha concluso invitando a riconsiderare le condanne a favore di quei ragazzini che «non hanno mai avuto la possibilità di essere ascoltati, aiutati o salvati ».