Il vintage sembra essere diventato il nuovo lusso: stando ad uno dei rapporti di Lyst sembra infatti la parola più cercata in rete
Forse qualcuno ricorderà il momento in cui Kate Moss è arrivata a una cena durante la settimana della moda di New York, in un abito giallo pallido, indossato a spalle scoperte. Si scoprirà poi del couturier francese degli anni ’50 Jean Dessès. Era il 2003 e, per un paio d’anni, aspiranti Kate Moss di tutto il mondo hanno frugato freneticamente tra i negozi di seconda mano, nella speranza di trovare qualcosa che si avvicinasse a quell’abito.
Ecosostenibile, emotivamente rassicurante e dal valore estetico indiscusso, il vintage: secondo il report sulla moda del 2020 redatto da Lyst, “vintage” è anche una delle parole chiave più cliccate dell’ultimo anno, capace di generare oltre 35mila ricerche solo in un mese e far aumentare l’hipe sulle espressioni come “second hand” e “usato”.
Inoltre, secondo uno studio della piattaforma di vendita di vestiti di seconda mano ThredUP, il mercato del “resale” si raddoppierà i entro i prossimi due anni.
Valore del mercato del Vintage
Questo recente rapporto di ThredUp ha stimato che il valore del mercato di rivendita totale dovrebbe passare da 24 miliardi di dollari a 51 miliardi di dollari entro il 2023, rappresentando il 10 per cento del mercato al dettaglio. Depop, l’app social di resale, ha ora 13 milioni di utenti e una crescita dei ricavi del 100 per cento su base annua negli ultimi anni, dal suo lancio nel 2011. In media, gli utenti Depop, il 90 per cento sono sotto i 26 anni, si seguono reciprocamente e si scambiano messaggi 85 milioni di volte al mese.
Gran parte dei giovani guardano infatti a vestiti e oggetti che già esistono, che sono belli, non solo per utilizzarli e indossarli così come sono, ma anche per rigenerarli e riciclarli, ad esempio come tessuti e materiali di base per le loro creazioni.
Quanto il vintage stia prendendo piede
Ecco che la crescita di una necessità di ecosostenibilità e un cambiamento nell’atteggiamento dei consumatori nei confronti di indossare e utilizzare beni di seconda mano, hanno un impatto notevole sull’industria della moda nel suo complesso. In effetti, l’acquisto, la rivendita e il noleggio di abiti vintage potrebbe essere l’occasione più potente del settore per mantenere le sue promesse sostenibili. Soprattutto perché riflette il comportamento del cliente e quindi non l’ennesimo trucco di marketing dettato dai marchi di lusso.
E, nonostante le promesse di sostenibilità fatte dalle grandi aziende fashion siano ancora troppo lontane e astratte per essere considerate reali e attuali dai consumatori di moda di oggi, questi obiettivi hanno un potenziale, e sono passi assolutamente necessari per un’industria più sostenibile. Per questi motivi marchi di alta moda hanno avviato progetti nel settore del vintage e resale.
I progetti dei Brand di Moda
Gucci, ad esempio, ha recentemente annunciato una collaborazione con l’e-tailer di lusso pre-owned TheRealReal. Per un sito dedicato in cui raccogliere circa duemila proposte d’epoca, fornite anche dai brand stessi, come Tom Ford, che è anche uno dei più richiesti sul portale. Iniziative simili a questo progetto avevano già coinvolto la paladina della moda green Stella McCartney e Burberry. Miuccia Prada ha invece lanciato lo scorso ottobre Upcycled by Miu Miu, una limited edition di abiti d’epoca, scovati tra negozi dell’usato e mercatini, rimessi a nuovo e completati dai caratteristici ricami del marchio.
Anche giovani imprenditori del fashion investono nel resale come Brandon Veloria Giordano e Collin James Weber che hanno aperto l’ormai famosissimo e frequentato James Veloria, uno spazio tra le vie di Chinatown a New York dopo aver gestito per alcuni anni un’attività vintage da casa.
Il progetto di Clare Lewis
Persino Clare Lewis, dopo aver trascorso un decennio a progettare per Topshop, ha fondato la boutique vintage online Retold.
“Ho avviato Retold per incoraggiare le persone a vedere come il vintage potrebbe essere incorporato in un guardaroba moderno e sembrare contemporaneo, nella speranza che sarebbero stati ispirati a fare acquisti vintage come alternativa all’acquisto di nuovo” dice. E continua, “La moda è ciclica, dopotutto, puoi essere certo che l’originale del capo che stai cercando sarà in giro già da tempo” basta cercarlo.