Il Gattopardo su Netflix è la novità da vedere a Marzo sulla piattaforma di streaming. Ma com’è veramente l’adattamento del libro di Tomasi di Lampedusa?

Il Gattopardo su Netflix è disponibile dal 4 Marzo e, dopo una campagna pubblicitaria degna di un Kolossal, ecco cosa ne pensiamo noi.

La serie, adattamento del libro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, arriva dopo 70 anni dal film che ha segnato un’epoca, quello di Luchino Visconti. Ora la domanda è: era davevro indispensabile realizzare una serie tv? Forse. L’intento di ‘rimodernizzare’ la storia era necessario? Per noi la risposta è no. Ma andiamo con ordine.
La serie è diretta da Tom ShanklandGiuseppe Capotondi e Laura Luchetti, un cast eccezionale con Kim Rossi Stuart, nei panni del Gattopardo, Deva Cassel, Saul Nanni e Benedetta Porcaroli, una location da urlo come la Sicilia e poi? Sembrerebbe poco altro.

La trama della serie tv il Gattopardo

Siamo in Sicilia e Don Fabrizio Corbera (Kim Rossi Stuart), l’indimenticabile Principe di Salina, conduce una vita intrisa di bellezza e privilegio. Ma l’aristocrazia siciliana si sente minacciata dall’unificazione italiana, e Fabrizio si rende conto che il futuro della sua casata e della sua famiglia è in pericolo. Per non soccombere, Fabrizio sarà costretto a stringere nuove alleanze, anche se questo significherà andare contro ai suoi principi, fino a trovarsi di fronte ad una scelta che pare impossibile. Don Fabrizio avrà il potere di organizzare un matrimonio che salverebbe il futuro della sua famiglia, quello tra la ricca e bellissima Angelica Sedara (Deva Cassel) – figlia del sindaco, Don Calogero Sedara (Francesco Colella) – e suo nipote Tancredi (Saul Nanni) ma, facendolo, spezzerebbe il cuore della sua adorata figlia Concetta (Benedetta Porcaroli).

Da qui prendono il via 6 episodi che esplorano, con lo sguardo di oggi, temi quali il potere, l’amore e il costo del progresso.

Il 1800 rimodernizzato da Netflix

Il Gattopardo di netflix risulta forzatamente modernizzato, previsto forse per la fruizione di un pubblico giovane come la Generazione Z o Alpha, ma che tuttavia non rende giustizia a chi ha letto il libro o che ha guardato la serie tv. Tutto è reso schiavo di un glamour scontato e di tematiche un pò blande, tutto condito da personaggi che hanno lo spessore di una sottiletta, per nulla approfonditi. Manca qui l’analisi dell’Italia dei tempi, e più ancora della Sicilia, del potere e del classismo che in esse sopravvissero a quella rivoluzione mancata, l’illusione di cambiamento che le masse abbracciarono.

Ovviamente non vogliamo dire che i costumi e le ambientazioni siano brutti, anzi è forse l’unico aspetto a salvarsi davvero, ma il racconto in generale è un pò piatto, a tratti veramente goffo.

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Lettera d’amore alla Sicilia

La nuova serie Netflix, se da un lato stride nella trama, rappresenta anche una lettera d’amore alla Sicilia e alla sua bellezza. Tutti e sei gli episodi della serie sono stati girati in Sicilia, a partire da Trapani, dove è stato battuto il primo ciak, arriva a Palermo, Catania e Siracusa.
Tuttavia il discorso dell’accento siciliano non è stato caratterizzato. In primo luogo nel cast non ci sono attori puramente siciliani, in secondo luogo viene presentato una sorta di mix tra dialetto siciliano e italiano di scarso equilibrio.

La domanda delle domande si riduce quindi a una sola: Davvero Il Gattopardo non poteva rivivere in qualcosa di migliore?