La discoteca italiana rivive attraverso i muri, le piste da ballo e le luci colorate degli anni ’90 che raccontano la storia di un luogo fatto di libertà
La discoteca, in tempi di covid, è diventata il luogo che quasi tutti abbiamo dimenticato. Quello fatto di spensieratezza, di drink, di amici. La discoteca italiana è il luogo che in estate, per antonomasia, dava vita alle vacanze dei giovani italiani.
Dicono che le prime discoteche siano nate a Parigi, grazie a una maga e regina della notte di nome Régine. Erano definite ‘le boîtes‘, come le chiamano i francesi, letteralmente “scatole”, luoghi notturni dall’atmosfera intima, dove le persone si incontravano per ballare e ascoltare musica. In Italia la disco è arrivata anni dopo, nel 1975, con l’apertura del Piper a Roma.
La discoteca è considerata il non-luogo per eccellenza. Un posto che non esiste. Che quando si accende è il mondo fantastico di luci, suoni e colori in cui vorresti vivere per sempre. Che quando si spegne è un casino. La discoteca è l’illusione contemporanea più popolare al mondo. Considerata una magia, dove la danza si trasforma in un rito collettivo chiamato ballo, guidato da colui che gioca con i dischi chiamato disc jockey.
Storia della discoteca
Per raccontare la storia della discoteca italiana non occorre andare indietro di molti anni. È necessario fare un piccolo salto nel 1943, a Otley, un piccolo paese di 15 mila anime a mezz’ora da Leeds, nel nord dell’Inghilterra. È in questo luogo che Jimmy Savile si inventa una professione, quella del dj, e un luogo, la discoteca. Tutto questo con una sola, semplice, geniale idea: suonare dei vinili pubblicamente.
In una stanza, nel 1943 Jimmy Savile, inventa la discoteca intesa come luogo pubblico dove un gruppo di persone ascolta musica insieme. Per non annoiare il pubblico durante il cambio del disco, decide di utilizzare due giradischi in modo da creare un flusso di musica continuo, inventando la figura del disc jockey.
La discoteca in Italia
Se il dj nasce in Inghilterra a metà anni quaranta, la discoteca come la conosciamo oggi è un’invenzione francese. La discoteca in Italia arriva durante il boom economico degli anni sessanta. E’ l’Isola d’Elba a rivendicare la paternità dalla discoteca nostrana. Stando ad alcune testimonianze, infatti, già nel 1964 a Portoferraio si ballava musica in vinile al Club 64. Nel 1955, invece, apre a Marina di Pietrasanta la mitica Bussola, dove nel 1958 esordisce addirittura Mina.
Tuttavia è la Romagna a scrivere negli anni settanta il manuale della notte italiana, che ancora oggi detta le vere regole della discoteca italiana. Il 29 giugno 1975 l’imprenditore italiano Giancarlo Tirotti trasforma il suo sporting club in una discoteca avveniristica: la Baia degli Angeli. Il suo locale domina verso il mare dalla collina di Gabicce con un raggio laser che si alza fino al cielo. La pista da ballo centrale è circondata da due piscine e la consolle del disc jockey è dentro un ascensore con le pareti di vetro. E’ il dj a decidere quando salire e quando scendere.
Tuttavia è la musica del posto a rendere famosa la Baia in tutt’Italia. Triotti infatti, grazie ai suoi viaggi newyorchesi, notò che i dj suonavano sempre musica dance, mixando un brano con l’altro, senza pause. A Giancarlo Tirotti quest’idea piace così tanto che decide di portarla in Italia con due dj americani: Bob Day & Tom Sison. Così la Baia degli Angeli diventa la prima discoteca italiana a suonare musica da ballo senza interruzione.
Inoltre, ai tempi, è l’unico locale d’Italia a chiudere all’alba. Leggendo la cronaca scopriamo che nel 1979 la Baia degli Angeli fu chiusa perché nel parcheggio del locale venne trovato ritrovato un giovane morto per overdose.
Ma quello che nacque in quegli anni cambiò per sempre la vita ed il modo di viverla, così come la intendiamo oggi. In quegli anni nasceva la discoteca italiana.