Ogni giorno un uomo si sveglia e sa che dovrà affrontare una giornata identica alle altre. Così si svolge la giornata tipo di uno Schiavo Moderno
In quella che viene definita epoca moderna, ogni mattina, un uomo si alza e sa che dovrà correre più della sua sveglia se vuole mantenere il proprio posto di lavoro. Si alza, nella maggior parte dei casi strappato al proprio sonno e al suo letto caldo.
I primi momenti sono quelli più difficili. Si verificano allucinazioni, vi è l’indecisione se andare prima al bagno o bere prima il caffè, in alcuni casi si prospetta addirittura l’idea di bere il caffè sul bagno. Dopo lo smarrimento iniziale l’uomo corre un cucina e prende la sua dose di caffeina rigorosamente a stomaco vuoto. Così che, una volta entrata in circolo nel suo organismo, lo farà scattare sull’attenti, rendendolo subito iperattivo.
Lavato e cagato di fretta, con orologio alla mano, il nostro superuomo moderno si avvierà verso il luogo di lavoro. Il tragitto è impervio, ricolmo di ostacoli pronti a far scendere il paradiso al primo intoppo. Così tra la rabbia frustante del traffico mattutino, fatto di piccole accelerate e brusche frenate, e la gioia di essere nuovamente in ufficio, inizia la giornata del nostro eroe.
Inizia la giornata tipo del lavoratore moderno
Inizia così la sua giornata di lavoro. Ore 8.30 entra nel suo ufficio, si siede alla sua scrivania, tira un sospiro e inizia la sua giornata col sorriso più falso di un poker d’assi. A lavoro non esistono simpatie o antipatie. Tutti i colleghi sono utili, tutti devono esserti simpatici, con tutti, prima o poi, sarai costretto a scambiare almeno una parola parola.
Ore 10.30 altra importante dosa di caffeina sparata giù per il corpo. Un pò per riprendervi, un pò per consumare una pausa e ricordare alle vostre gambe che possono muoversi. Si continua poi fino alla mezza, quando scatta la pausa pranzo. Anche qui capita che si immaginano canzoni celestiali cantate da cori Gospel.
Le alternative sono due: l’azienda ha una mensa oppure avete il pranzo a sacco. Nel primo caso il cibo vi farà rimpiangere di essere vivi, con poltiglie a metà tra plastica e calce raffinata. Nel secondo caso andrete di panino che, alle ore 16.00 del pomeriggio vi ricorderà con brontolii vari che non siete più bambini. Ma anche questa passa.
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Fine settimana dello Schiavo Moderno
Al pomeriggio si verifica l’ennesima “pausa caffè”. Alla fine della giornata, se dovessero fare le analisi del sangue al nostro eroe uscirebbe la scritta KIMBO invece dei suoi valori medi. Arriva la sera e si torna a casa. Con i ritmi serrati dell’ufficio sarà impossibile mantenere attiva anche la vita sociale infrasettimanale. Quindi la serata sarà caratterizzata da cena rapida e un pò di tv. Nella stragrande maggioranza dei casi si rimugina anche sulla giornata trascorsa, sulle bollette da pagare, gli impegni e le scadenze da osservare. Così che la vita possa apparire più florida soltanto se paragonata a quella di un tossicodipendente.
La settimana prosegue così fino a sabato, quando il nostro superuomo finalmente trova riposo e si da all’alcool per evadere, nel limite del possibile, alla triste realtà a cui è sottoposto. L’alcool lo inebrierà per qualche ora, rendendolo euforico e sicuro di sé, salvo poi farlo diventare uno straccio la domenica seguente, dove seguirà una breve revisione della sua vita, nell’attesa di ricominciare tutto da capo il lunedì.
L’educazione dell’uomo moderno
Come arriva un uomo a subire un livello di ansia così alto? Come può la vita ridursi al mero svolgimento delle medesime azioni quotidianamente? In molti la chiamano “educazione”, l’addestrare gli esseri umani nati liberi a diventare dei frustati, consumatori e infelici, che già a 13 anni devono pensare, sotto le pressioni di genitori e insegnati, a cosa vogliono fare da grandi. La scelta del liceo, poi dell’università e poi della vita cui saranno soggetti. A quale lavoro dedicheranno l’80% della loro vita, in nome di profitto, produzione, consumo di materie prime e distruzione del pianeta, dando così il loro contributo al “progresso”.
Quanto, dello schiavo moderno, c’è in ognuno di voi?