Ci sono artisti che nascono sotto una buona stella e altri che finiscono vittime di una ‘maledizione’. Ecco una lista di cantanti che portano sfiga
C’è chi, artisticamente parlando, nasce sotto una ‘cattiva’ stella. O meglio, la fama agognata e faticosamente raggiunta, come da, così può togliere lustro alle stelle del panorama musicale italiano e non.
E così, qualche piccola “maledizione” inciampa sulle teste dei nostri beniamini, creando piccoli e grandi intoppi artistici.
Gli aneddoti che hanno segnato la carriera degli artisti ‘maledetti’
L’ultima adepta al club degli ‘sfigati’ parrebbe essere Arisa che, lo scorso anno, dedica sui social una trentina di righe al rammarico di non essere stata invitata ai Wind Music Awards (all’Arena di Verona). Purtroppo, salta anche il concerto di Radio Italia in piazza Duomo a Milano e subisce l’affronto della mancata partecipazione all‘ Eurovision Song, nonostante la duplice vittoria a Sanremo (la prima nella categoria ‘nuove proposte’).
A tal punto, cercando di darsi una spiegazione ‘logica’, scrive: “Ci sono quelli fighi e quelli no”. Poi aggiunge: “Come Mimì non mi ci fanno finire”.
Del resto, anche l’artista Mia Martini, in arte, Mimì, fu additata come “portatrice di iella.”
Tutto nacque nel 1971, quando ci fu un incidente stradale in cui morirono due suoi musicisti, subito dopo un concerto. Questo tragico momento ha condizionato la sua carriera e, ogni piccolo incidente, verrà attribuito a lei. In poco tempo verrà creato un fragore mediatico che le impedirà di entrare nei ristoranti, di pronunciare il suo nome e molti artisti si rifiutarono persino di esibirsi sullo stesso palco.
Si racconta che Renato Zero, nel 1989, dovette accordarsi con il direttore artistico del Festival di Sanremo e firmare un documento in cui si assumeva ogni responsabilità su quello che sarebbe potuto accadere durante l’esibizione di Mia Martini.
Marco Masini è stato per anni considerato il cantante ‘Maledetto’ per eccellenza
Sembra così assurdo, eppure Mimì è solo una delle ‘vittime’ della superstizione. Di sicuro ne avrete sentite di ogni su Marco Masini.
L’appellativo di ‘porta sfiga’ gli venne conferito quando un giornalista intitolò il suo articolo “Ascolta Masini e s’ammazza”, riferito a ciò che aveva lasciato per iscritto un ragazzo suicida nel 1991:
“Vado via con la voce dell’unico amico che mi ha capito.”
Lo stesso Masini raccontò, qualche anno più tardi in un’intervista, che la gente nei negozi non osava toccare i suoi cd. Venne marchiato come ‘nefasto’ e nessuno lo invitava più a cantare, soprattutto in televisione.
Il 17 aprile 2001 il cantautore, ormai stanco delle illazioni, annunciò il ritiro dalle scene a causa di trattamenti persecutori che gli impedivano di divulgare i suoi album nei principali canali di promozione. Fortunatamente non ha mollato e, tre anni dopo, vinse il Festival di Sanremo.
Alla nostra ‘classifica’ possiamo annoverare anche Dalida, musa incontrastata di Luigi Tenco, sulla quale si vociferava che, non appena intrattenesse una relazione amorosa con qualcuno, quest’ultimo finisse col passasse a miglior vita; è ciò che è accaduto a Morisse, al secondo marito della cantante e allo stesso Tenco. A volte, le coincidenze son carogne.
Una sfiga decisamente più blanda è quella di cui sarebbe ‘portatore’ il cantante Drake. Si racconta che, ogni qualvolta sia presente ad un evento sportivo, questo si trasformi in un catastrofico fallimento! Serena Williams, ex fiamma del rapper, è stata sconfitta dalla tarantina Roberta Vinci, in occasione della semifinale degli US Open, mentre Drake era lì, ad assistere la sua donzella dagli spalti. Ricordiamo anche che, quando Drake fu ambasciatore della sua squadra di basket del cuore, i Toronto Raptors, questi attraversarono una stagione pessima. E, dulcis in fundo, i Wildcats, gli inviarono una lettera pregandolo di non presentarsi più alle loro partite!
Se ci fermiamo un attimo a pensare, è facile notare con quanta facilità riusciamo ad inclinare verso il basso le vite altrui. Basterebbe riflettere quel tanto in più da saper scindere la superstizione dalla fatalità.