La serie Becoming Karl è in onda su Disney+, ma come ci è sembrata veramente? Una spettacolarizzazione dei cliché su cui è stata costruita l’immagine degli stilisti
Becoming Karl Lagerfeld, la serie che racconta la scalata al successo del Kaiser della moda Karl Lagerfeld, è arrivato su Disney+.
Gli episodi della nuova serie tv infatti seguono la storia di un Lagerfeld già maturo, interpretato da Daniel Brühl, mentre si districa tra la sua carriera in ascesa, la complessa vicenda sentimentale che lo vede legato a Jacques de Bascher e la rivalità con Yves Saint Laurent. Uno show che prova a fotografare un complesso momento di transizione nella scena della moda, che prova anche a definire la dinamica delle influenze che anima il sistema di giornalisti, imprenditori e designer; oltre che le complessità umane, le rivalità e le schermaglie private che ancora oggi animano l’industria.
Ma ci è riuscita? A nostro avviso il risultato è stat0 una fiera di cliché costruiti sul pressappoco e sul verosimile, mettendo in fila stereotipi per costruire una scientifica banalizzazione di ogni argomento che tocca.
L’approssimazione della serie
Un punto che ci sentiamo di sottolineare è interno alle prime due puntate dello show: la discussione sull’identità femminile nella moda. Se infatti da un lato Lagerfeld dice che «la moda non ha niente a che fare con le donne, altrimenti non ci sarebbero così tanti gay nell’industria» a distanza di anni risponde poi il personaggio di Marlene Dietrich che, rifiutandosi di indossare una creazione di Lagerfeld, gli ricorda che un designer «è uno specchio della donna che sta vestendo: tu esisti solo se il riflesso nello specchio mi piace».
Ma tralasciando il tentativo di raccontare questa dicotomia nell’identità della moda, possiamo dire che la serie non cerca di affondare le radici in nient’altro. Probabilmente la sola scusante che si può dare al prodotto è che è sicuramente difficile scrivere o raccontare qualcosa su qualcuno che non ha mai rivelato la verità sulla propria vita. Sembra che tutto ruoti intorno al «sentito dire», nulla è certo, nulla è confermato.
Cosa non tocca la serie
Becoming Karl Lagerfeld è incentrata sulla ricerca perenne di stile che venne compiuta dallo stilista prima di affermarsi. Per il Lagerfeld dello show infatti la moda «è una maniera di incarnare lo zeitgeist, di riflettere la vera natura società» che dunque ha tante variazioni quanti i momenti che vive la società stessa. Lo show cerca di affrontare anche la complessa psicologia di Lagerfeld, un uomo la cui vita è ampiamente documentata in pubblico ma assai meno in privato.
L’assunto intorno a cui ruota la serie si capisce da subito: fare di Karl Lagerfeld il perfetto rappresentante di un’epoca sciagurata in cui tutti gli stilisti hanno turbe caratteriali. Il primo episodio cerca di inquadrare l’epoca e il personaggio: siamo negli anni Settanta del 1900 e Lagerfeld ha quindi già 37 anni. Contrariamente al suo amico Yves Saint Laurent (di cui è invidioso sia per l’aspetto fisico sia per il successo che ha avuto il suo marchio fondato con il compagno Pierre Bergé) non ha una propria etichetta e ne soffre. Lavora per varie case e i giornali lo indicano come il «mercenario del prêt-à-porter», vive con una madre dispotica, frequenta i locali alla moda dove conosce Jacques de Bascher, personaggio torbido su sui si è fantasticato molto ma nessuno conosce la verità. Se ne innamora ma, intollerante al contatto fisico e sessuofobico, non farà mai sesso.
Anche in questo caso possiamo dire che ciò che lo show non tocca sono gli aspetti controversi della vita del designer e di chi lo circondava. Il caso più evidente è quello di Jacques de Bascher, personaggio dipinto in una luce assai più umana di quella in cui lo dipinse Bertrand Bonello nel suo stupendo biopic Saint Laurent.
La rivalità tra Lagerfeld e Saint Laurent
Per tutti i sei episodi non si riesce a capire come mai questi due «viziosi» e «turbati» personaggi, Lagerfeld e Saint Laurent, siano poi riusciti a costruire la moda della seconda parte del 1900: il racconto si ferma sulla spettacolarizzazione dei vizi senza mai accennare alla parte più interessante del conflitto tra Karl e Yves che è l’approccio alla creatività: il primo la ricercava nella praticità, il secondo nell’immaginazione. E questo è il motivo per cui oggi sappiamo riconoscere un Saint Laurent ma non un Lagerfeld. Ma la serie non ne parla, neanche ci prova.
Possiamo dire, in definitiva, che Becoming Karl sia uno stupendo crash course, ma non aggiunge assolutamente nulla alla storia di un personaggio che, effettivamente, ha fatto la storia.